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"Sovversive ad honorem" racconta le storie di molte donne vissute a Roma che furono vittime della persecuzione del regime fascista. È una narrazione al femminile che non si trova scritta in nessuna pagina di storia ufficiale, riemersa dai racconti popolari e dalle schede della questura. L'esclusione dalla vita pubblica ed economica, gli stereotipi e i pregiudizi creati dalla politica culturale, l'uso del manicomio come strumento per reprimere e soffocare il dissenso sociale, sono elementi determinanti che il fascismo utilizzò per consolidare il proprio regime. La donna fu relegata a un ruolo di subalternità e sottomissione incarnato nell'immagine della madre-casalinga. Sindacaliste, operaie, pacifiste, mogli e figlie di antifascisti. La repressione contro di loro non conobbe limiti: impossibilità di trovare un lavoro, esilio, confino, manicomio, violenza fisica, non solo verbale. Per il loro "no" al potere, per aver disobbedito al ruolo morale che avrebbero dovuto avere nella società, sono state volutamente cancellate dalla memoria. Questo libro vuole essere un contributo per una loro giusta posizione nella storia.