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L'Occidente odierno giace sgomento sulle macerie del secolo scorso. Piangendo le conseguenze che il Novecento ha lasciato in eredità, prova timidamente a mettersi al riparo dalle guerre e dai dispotismi che i "nuovi fascismi" minacciano. Si rifugia dove riesce: il più delle volte nel "pensiero debole", che sembra garantirgli la sicurezza di non dover scendere più a patti con la violenza. Tuttavia, contrariamente a quanto possa sembrare a uno sguardo fugace, fu proprio la pace precaria fondata su basi relativiste a consentire ai totalitarismi di affermarsi. Affinché quest'errore non avvenga più non è sufficiente allontanare le parole affini a quel passato, non del tutto lontano. È invece necessario comprendere come l'essenza del nostro agire incerto non si distacchi ancora completamente da quella che scandì i passi dei dittatori sulle terre d'Europa e del mondo. Bisogna ripensare le premesse che danno vita ai nostri pensieri. Gentile può senz'altro aiutarci in questo: proprio colui che parve l'uomo del Regime è in realtà il maestro che comincia a guidarci fuori dall'oblio.