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Vediamo chi passa, pensò la Volpe, e preparò la stampella. Vediamo chi resta, pensò la Mela, e controllò la pistola. Coperta da un rovo, la Piccola Dinamitarda accese un cerino e baciò la miccia: oggi accendiamo i lampioni del cielo. Datemi un mitra, pensò la Castagna acquartierata sul ramo: e solleverò il Lupo dal problema di esistere. Datemi un orco, una Fata o un favolista e ne farò un antipasto, promise il Lupo. Datemi un Lupo smargiasso e ne farò un materasso, rise sprezzante la Fata. Celata da un frassino, la Strega con la lettera B s'inebriò del livore e contò le siringhe: il numero giusto per seminare sconforto. Ho il becco di ferro, disse la Merla: su, provate a provarlo. Il passato viene a cercarti, assicurò la Faina; ma è il presente che alla fine ti prende, sentenziò la Civetta. Poi entrambi ti fanno la festa, gracchiò la Cornacchia. A quel punto fatemi un colpo, ghignò lo Sciacallo: ci metto poco. Avanti, piccolo mio, lusingò Biancanave. Coraggio, fammi suonare, invitò l'Incantatrice dal flauto d'acciaio. Serata da ricordare, s'inchinò Cenerantola, accarezzandola lama prima di farsi una paglia.