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Un autore convoca in un hotel tutti i suoi personaggi. Un pittore si innamora del soggetto di una sua incisione. L'uccellaccio di Kafka è solo un'invenzione, eppure Franz sente il suo peso, lo avverte come un pericolo che non gli concede tregua. Un filo sottile sottende alle mille peripezie di un giorno qualsiasi; su quel filo nascono e vibrano le storie di questi racconti. A volte i protagonisti sanno danzare, si concedono al rischio di un'avventura, ne escono vittoriosi. Altre li vediamo cadere, come personaggi di Balzac che rivivono nei loro turbamenti. Con poche parole, nello spazio di poche pagine, i racconti di Attilio del Giudice offrono un mosaico plurale e irriverente sul mondo attuale, scovando le storie che popolano le periferie, le case più buie, i pensieri più reconditi. Fra le pagine lo spettro di un uccellaccio si aggira sovrano: è l'uccellaccio della letteratura.