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Sin da bambino voleva diventare nulla e diventa poca cosa; è monaco poi eremita, pittore di pesci e anche pesce, sia pure per il tempo di una reincarnazione breve e con diritto di recesso. Col suo destino ai margini, extrasociale, il personaggio Kogi ripropone in modo nuovo l'antica, abbandonata Via dei solitari, dei rinuncianti. Gli basta pensare "Kogi soffre" invece di "Soffro" per soffrire di meno; con la grammatica impedisce al mondo di ferirlo e, se anche, vulnerabile com'è, il mondo lo ferisce, non si tratta di ferite mortali. Correndo sul crinale tra sogni e realtà, reincarnazioni e metamorfosi, il suo tortuoso cammino lo porterà a imparare l'arte di vivere ai margini, senza dare troppa importanza alle cose. Ormai libero dalla vanità, dall'ira, dal timoroso bisogno di essere giudicato per quello che è e dal desiderio di essere altro, conoscerà le semplici gioie naturali, che non dipendono né dagli Dèi né dagli uomini.