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Occuparsi di salute mentale, a qualsiasi livello, implica il confronto col tema della responsabilità professionale. Chiunque per lavoro abbia a che fare con patologie psichiche, magari associate a pericoli suicidari, è tenuto quindi a sapere quali rischi penali o civili corre e, alla luce della giurisprudenza in materia, come prevenirli. Nel libro si prendono in esame gli elementi clinici e di diritto che mediano il confronto tra il camice dell'operatore sanitario e la toga del magistrato, e lo si fa attraverso la lettura critica delle perizie, dei percorsi giudiziari e delle sentenze di numerosi casi di psicopatologia criminale e di "cattiva pratica" sanitaria, talvolta approdanti a pronunce inattese che, lette nella chiave del relativismo cognitivo, mostrano la loro precarietà scientifica e giuridica. Il taglio sintetico del volume, il linguaggio agevole e puntualmente sostenuto da riferimenti a casi clinico-giuridici passati in giudicato, la riproduzione integrale in Appendice di due sentenze di Cassazione esemplari per la ricognizione critica qui proposta consentono una fruizione aperta a tutti gli operatori della salute mentale.