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Giacomo "Hook" Uncino. Il pirata. L'avventuriero senza una mano. Il filibustiere arcinemico e nemesi di Peter Pan. Forse Peter Pan stesso, un Peter disilluso che è cresciuto anche se non voleva. È lui il personaggio/filo conduttore di questa raccolta composta da 26 poesie e che rappresenta un viaggio. Un viaggio di crescita, appunto: l'abbandono dell'adolescenza in nome di un'età adulta costantemente in divenire. Non c'è quindi punto di arrivo, si tratta piuttosto di un susseguirsi eterogeneo in cui ogni poesia è tappa e ogni tappa non ha senso di per se ma solo in prospettiva totale e totalizzante. Allo stesso modo la raccolta diventa tappa di un viaggio ben più ampio che è quello dell'autore. Francesco Alfarano osserva il mondo tramite le sue esperienze e lo universalizza attraverso i propri versi. Lui non è né Peter Pan né Capitan Uncino, lui è già partito ma deve ancora arrivare. Il suo percorso è quasi dantesco in quell'inferno paradisiaco chiamato vita. L'Io narrante è il mentre, sempre se stesso ma mai uguale, che vive di cicli e ricicli attraverso strade tortuose che si dipanano e tornano su loro stesse apparentemente senza soluzione di continuità. Apparentemente.