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Questo saggio critico si propone di indagare gli aspetti linguistici, letterari e culturali più significativi della raccolta poetica di William Butler Yeats The Tower (1928), partendo dallo studio e dall'analisi di quattro simboli che, in modo diverso ed esclusivo, assumono nelle poesie un ruolo rilevante, ovvero la Torre, il Cigno, la Luna e l'Unicorno. Il linguaggio polisemico, d'ispirazione blakiana, con cui Yeats crea certe immagini visionarie in The Tower, originali, innovative, ma spesso anche complesse, viene esaminato sia in relazione alla matrice pittorica e figurativa, che gli deriva dalle prime esperienze giovanili fatte e dall'influenza del padre (affiliato al gruppo dei Preraffaelliti), sia in relazione alla formazione esoterica e alle esperienze maturate negli anni della senilità. Il saggio si propone di valorizzare la complessità del pensiero yeatsiano, la ricchezza della sua poetica, di mettere in luce parte della storia e della cultura del suo paese, di cui le poesie veicolano immagini e visioni in frammenti sparsi: numerosi sono i richiami alla mitologia celtica, alla tradizione folkloristica e fiabistica autocnone, come pure quelli (di più attuale risonanza) rivolti alla vita politica e sociale contemporanea e in particolare alla Guerra civile irlandese. In questa cornice Thoor Ballylee (la Torre che dà il titolo alla raccolta), esposta ai quattro venti dell'oceano, racchiude e protegge magicamente, nel suo stato diroccato, simboli, storie e reminiscenze di personaggi che sono vissuti lì nei decenni passati, conservandone memoria e senso condensati in immagini concise e rarefatte, al pari di uno scrigno usurato dal tempo, che custodisce gemme preziose di un lontano passato da mostrare nel loro valore speciale alle generazioni presenti e a quelle future.