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In un tempo indefinito, mille anni o appena un attimo fa, si consumano le vicende di anonimi scrittori. Passando per onde radio, testimonianze, network e testi cinesi, si viene travolti da fazioni e agenti più o meno onesti, tradimenti e defezioni, complotti e rapporti confidenziali che confidenziali forse non lo sono mai stati. Che sia Alessandro Di Blasi a volercelo far credere o che sia davvero così, di loro non sappiamo praticamente nulla. Li scorgiamo dietro una frase, una circostanza, una congiuntura a parlarci d'amore, di lavoro, del sistema, di un sogno frantumato contro ingovernabili anomalie e minacciosi dispositivi, di guerre probabilmente mai combattute e sconcertanti scenari di vita e di morte. Un ritmo palpitante e un linguaggio a volte provocatorio e dissacrante, altre volte malinconico e disilluso verso le medesime facce della vita. È possibile dunque ritrovare se stessi nelle parole di anonimi scrittori tanto lontani -luogo e tempo- da noi?