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Tommaso Rovere ha cinque anni e i suoi genitori stanno attraversando una crisi di coppia. Un torrido giorno d'estate, il padre, perso dietro le proprie bugie e a diversi affanni, dimentica il figlio in auto. Mentre parla con foga al cellulare, finisce sotto le ruote di un pirata della strada ed esce per sempre di scena. Tommaso resta in auto, prigioniero del seggiolino che avrebbe dovuto difenderlo, sul ciglio di una via deserta, nella città vuota del ferragosto. Mai ha sofferto così tanto il caldo, la sete e la fame. Mai ha sperimentato una solitudine più profonda, e una più profonda disperazione. Ma è davvero solo come sembra? Mentre rari passanti sfiorano la macchina senza vederlo o senza poterlo aiutare, e mentre la canicola lascia il posto a un nubifragio apocalittico e infine alla notte, qualcuno gli fa visita...
Un libro che mi ha colpita molto per il ritmo che Macioci riesce a rendere con la sua scrittura: il trascorrere delle ore, inesorabili, scandiscono il destino dei personaggi in un puzzle che lascia davvero senza fiato. Il fato si accanisce, ci rende spettatori di una storia cui prendiamo parte impotenti creando una sottile angoscia che ci accompagna fino alla fine. Macioci parla dei nostri piccoli egoismi e di quegli scarti, ben più sottili delle scelte ponderate, che aprono strade inaspettate nelle nostre vite. Davvero un'ottima lettura.