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Il giovane Kihlgren parte da un progetto di tutela dei borghi storici in abbandono e del loro paesaggio duro, intenso e desolato ma che ha cancellato per dar vita a un'immagine più spendibile, una propria caratteristica fondante, la sua intima spiritualità. Vuole affrontare questa esperienza in prima persona, cercando di vivere l'ascesi di questi territori, ma è a questo punto che arrivano le giovani pastorelle abruzzesi portando al fallimento incondizionato la ricerca di santità e purezza del giovane. Lo ritroviamo poi nei bar della Capitale, con un'immagine un po' stereotipata ma molto milanese e, sebbene cerchi di profondere i valori politically correct sedimentati nel suo armamentario morale, viene nuovamente massacrato dalla Romanità esasperata delle monelle dei Castelli Romani, dell'Agro Pontino e della Ciociaria. Rimarrà solo un'ironia sterile che ingoia tutto e tutti dal giovane Kihlgren ai suoi progetti, dai borghi all'Assicurazione Sanitaria in Africa fino ad alcuni dei tabù ideologici e culturali più sedimentati del Secolo appena trascorso.