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"Nel suo ultimo libro di poesia, Waterloo, Stefania Portaccio dà forma, più di quanto non abbia fatto nelle tre raccolte precedenti, a una lingua spezzata e poi ricucita, verso dopo verso, con l'aiuto di figure linguistiche sempre incisive che stringono la frase nel senso stretto - o meglio schietto - delle sue argomentazioni. Il flusso della scrittura è rapido ma complesso, nutrito da inversioni e scarti sintattici, da certi barocchismi costruiti, si direbbe, per il piacere di stupire se stessa più che il lettore, da tagli operati seguendo la diversa luce del giorno o dalla aggressiva, insistente analisi demolitrice della sua introspezione".