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"Come molti libri di poesia italiana recente - ad esempio Dimora naturale (Einaudi) di Andrea Bajani, che fa eco misteriosa nel titolo alla silloge Questioni naturali con cui Maddalena Lotter si è presentata all'attenzione dei lettori nel XIV Quaderno di poesia italiana contemporanea (Marcos y Marcos) - anche questo Atlante di chi non parla ci si presenta racchiuso, già a partire dai versi di quella che chiamiamo la "stele nera" di copertina, nella conchiglia di un concept album, nella variante, variazione e reiterazione di un tema, concettuale appunto e musicale. Nucleo radiante che consiste qui nell'ossessione di dare voce «a chi non ha avuto voce sulle scelte che hanno condotto il nostro pianeta a diventare quello che è» e a chi se anche l'ha avuta non l'ha più: i nostri morti, umani e animali, ma anche i grandi mammiferi e cetacei estinti, che con la loro fine hanno fatto spazio ad altro - a noi - migrando in un non-essere di eco e di tracce. Fine e inizio del resto coincidono, come nei fotogrammi di un tramonto riavvolti al contrario per diventare l'alba, nel poemetto Il testimone, in cui si toccano cosmogonia esiodea e calviniana cosmicomica: mentre, assecondando il movimento ampio della nuova poesia/pensiero che in Italia come altrove si pensa nello spazio e nel tempo - che sia catastrofe, diorama o paesaggio - di un tempo umano costretto a fare i conti col presto-non-poter-essere-più-tale, il soggetto poetico scivola via dall'antropocentrismo, si mostra non al centro ma accanto. Il senza del non agire e della rinuncia, filo che tiene il tutto, «una rinuncia non solo necessaria, ma specialmente operosa, creativa», à la Simone Weil, diventa ora - troppo tardi? - non più un contro ma un con." (Laura Pugno)