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La plebe, stupida e inetta, acclamerà il vincitore di turno, godrà nel vederlo caduto in disgrazia, oltraggerà il suo cadavere; ma soprattutto affollerà le taverne e le arene, dove si consumeranno i pasti e i giochi con cui hai cementato il tuo potere e mille tuoi sosia vorranno fondare il loro. Un giorno qualcuno guarderà con stupore a questa tua città eterna e si chiederà come avesse potuto essere la patria di Cincinnato e Scipione, e perché non fosse stata inghiottita dagli inferi secoli prima. Ma la sua eternità, il suo degrado insensibile e inarrestabile, saranno la sua condanna.