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Fedele al connotato di frontiera di cui la parola può rivestirsi, alla marginalità che non è esclusione, Mario Postizzi propone uno scavo incessante nelle zone d'ombra, nei luoghi riposti della vita oltre la linea di fuoco. Con spietata ironia e senza perdere il filo di speranza, lo fa mettendo al centro l'essenzialità di un pensiero depositato, mai a caso, sul foglio, dopo un lungo processo di sottrazione, di rarefazione e di rigorosa collocazione. Le parole e le espressioni rompono le alleanze lessicali attraverso le quali sono solitamente combinate. Con ricerca costante di relazione e di tensione esistenziale, sul punto di non ritorno, tra le ombre in attesa, si percepisce la forte esigenza di trattenere ancora in vita la morte, di coniugare, nella memoria, l'ultimo resto di sopravvivenza che non cade nel nulla, ma recupera, talvolta, una sperduta maglia di luce.