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Rosa Balistreri si accompagnava da sola con la chitarra: una donna straordinaria, di Licata. Una donna che conobbe un matrimonio senza amore e senza rispetto, il carcere, la malattia, l'abiezione, ma che si riscattò cantando con una voce forte e possente, dolce e rabbiosa, rauca e tenerissima. Questa è la sua storia, così come, pressappoco, la raccontò con particolari inediti e con la sua voce fioca e ruvida. Di biografie di Rosa Balistreri ce ne sono già molte e allora, come sempre succede quando non si vuole fare solo cronaca, e si vuole davvero entrare nel cuore e nella mente della gente e di un'epoca, bisogna di proposito soffiare sulla cenere per rinfocolare la brace interrata; bisogna scoperchiare le cantine liberandole dalle scorie e dalle ragnatele che vi si sono depositate, leggendo dove non si legge; facendo dire ai personaggi quelle cose che nella realtà non hanno saputo o non hanno voluto dire; inventando, ricostruendo una verosimile storia, e facendo diventare, insomma, i fatti sentimento e poesia.