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Scoprire il nostro essere e distinguerlo da ciò che vorremmo essere o che crediamo di volere, dura prova esistenziale. Immersa in subdole e astratte riflessioni ho indagato sullo scoprimento dell'universo e sull'importanza che assume l'essere in tale contesto. Impregnate di follia, persone venute a conoscenza del vuoto immane che portiamo dentro, si lambiccano nella profonda ricerca dell'io. Corpi basati su immagini e parole proiettateci dagli altri e su personali critiche senza fondamenta o anime scolpite dal vuoto stesso che incombe? Essere, parola così profonda che spaventati optiamo inconsapevolmente per l'ignoranza, trascurando quella che è la tetra bellezza del sapere. Vuoto e anonimo scolpiscono l'io, ma è proprio la ricerca dell'essere a consolidare il vuoto strutturale. Tristi, delusi e confusi per le scoperte, forse, mancate o per la rivelazione dell'inesistenza dell'essere, ci rendiamo conto che tutto ciò, esistente e non, fuori e dentro di noi non è altro che la combinazione di vuoto e incoscienza di cui lo stesso universo è composto, comprendendo l'assurda bellezza del non sapere, fusione di opposti.