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È parso significativo intitolare questo librino con il primo dei tre versi con i quali Umberto Eco trasformò lipogrammaticamente (in 'o') quelli di Salvatore Quasimodo, con una trascrizione che "pure capovolge la lettera della poesia" ? egli scrive ? "e non ne tradisce, spero, la nota del dolore metafisico. Semplicemente un solare poeta siculo diventa un opalescente iperboreo, e l'amarezza per la morte che incombe si trasforma nell'orrore per la vita che continua".