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Giuseppe Garibaldi non ebbe mai la pretesa di entrare nella storia della letteratura e infatti non è come letterato che oggi viene ricordato. Lui stesso affermò di essere più adatto a tenere in mano la spada che non la penna, quasi a voler tramandare di sé stesso ai posteri, l'immagine del soldataccio. È invece un'immagine perlomeno molto parziale: se l'uomo di guerra non riuscì mai a diventare un uomo di lettere, seppe scrivere quando occorreva, e si cimentò, oltre che con scritti d'occasione, giornalistici, con un'infinità di lettere, proclami di rilevante portata storica, anche con la poesia e la prosa di romanzi. Dei romanzi o degli altri scritti del bisnonno, si ripubblica, nel secondo centenario della nascita dell'Eroe dei Due Mondi, il romanzo "I Mille" che, pubblicato nel 1874 vivente lo stesso Garibaldi, fu stampato in cinque edizioni italiane, tradotto in francese ed in portoghese e nel 1954 anche in ceco.