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La scelta di Piero Gobetti di ospitare nelle sue edizioni una raccolta di poesie in dialetto pugliese può apparire eccentrica, ma si inscrive nel progetto di costruire una rete di intellettuali del Sud legati alla «Rivoluzione Liberale». Tra questi spicca Tommaso Fiore, che prese parte al fermento culturale di quanti intendevano la 'questione pugliese' come problema nazionale nel quadro di un federalismo democratico. Fu lui che mise in contatto il demopsicologo Filippo Maria Pugliese (1889-1956) con Gobetti e raccomandò la sua produzione poetica. Il libro non ebbe il successo editoriale atteso dall'autore, ma fu recensito calorosamente dallo stesso Fiore su «Conscientia» e destò l'interesse di Croce nella prospettiva di una storia della letteratura dialettale italiana.