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La collezione di manoscritti appartenuta all'umanista Francesco Ciceri (Lugano 1527 - Milano 1596) confluì quasi integra nella erigenda Biblioteca Ambrosiana tra il 1603 e il 1604 per volere del cardinale Federico Borromeo. Una volta giunti nell'Ambrosiana, i codici furono separati tra loro e ricevettero una collocazione indistinta, funzionale alla Biblioteca. Proseguendo le indagini di Remigio Sabbadini e di Mirella Ferrari, l'autore ha condotto lo spoglio di tutto il patrimonio manoscritto dell'Ambrosiana per ricostruire la collezione di Ciceri in modo completo, sulla scorta delle note di acquisizione, delle postille e delle annotazioni del primo Prefetto dell'Ambrosiana. Si tratta di una delle più importanti biblioteche acquisite dalla istituzione borromaica; i manoscritti hanno contenuto soprattutto letterario latino, italiano e greco, ma anche scientifico, e sono quasi tutti di origine milanese o lombarda. La prima parte del volume presenta la biografia di Ciceri e la sua produzione letteraria; la seconda descrive in modo puntuale la collezione di manoscritti, nonché gli autografi e le copie delle opere dell'umanista; seguono le schede di tutti i codici.