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Giornalista antifascista, esule dal "Secolo" dopo l'adesione del giornale al regime, dal 1923 Luciano Magrini intraprese viaggi d'inchiesta per "Il Corriere della Sera". Già autore di "Germania d'oggi", "Marocco", "Attraverso il Giappone" e "La Cina d'oggi", tra il settembre e il novembre 1924 fu in Brasile sulle tracce dei tanti espatriati italiani impiegati soprattutto nelle piantagioni di caffè. Ne risultò il reportage che Piero Gobetti volle dare alle stampe in contrapposizione critica al racconto retorico dell'emigrante che fa fortuna all'estero. In Brasile è una vera e propria denuncia dello stato di sfruttamento in cui versavano in quel paese i lavoratori delle campagne e delle città, privi di diritti, mal pagati, denutriti, trattati come schiavi da un capitalismo "avido, ottuso e recentissimo". L'inchiesta raggiunge il culmine nella definizione della fazenda come «sepolcro di viventi» e trova di diritto un suo posto di rilievo nella bibliografia sulla storia delle migrazioni.