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Annarita aveva 49 anni quando le venne diagnosticata la SLA, una malattia rara che stravolse completamente la sua vita e quella dei suoi familiari. Era nel suo corpo ma non ne era più padrona, pensava a un gesto ma non era più capace di eseguirlo. Tra le cose di cui aveva maggiore nostalgia, c'era probabilmente il suono della sua stessa voce. Quando non fu più capace di parlare con la bocca, iniziò a farlo attraverso un comunicatore a puntamento oculare. A quel dispositivo elettronico affidò parole, pensieri ed emozioni. La malattia l'aveva ingabbiata, ma lei continuava a lottare. Grata per l'amore e il sostegno che la sua straordinaria famiglia le stava donando. «Io amo la vita e bisogna sorridere sempre» ripeteva, infondendo forza e coraggio a se stessa e agli altri. Se Annarita avesse potuto, avrebbe chiesto a Dio di torturare ancor di più il suo corpo, stringendo l'armatura invisibile in cui sembrava essere costretto, ma di lasciarle gli occhi, il mezzo che le restava per comunicare.