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Settembre 2005. Un terribile incidente costringe Kevork Orfalian, figlio della diaspora armena trapiantato a Roma, in un letto di ospedale. La dolorosa degenza apre il cassetto dei ricordi e, in questo romanzo autobiografico, ripercorre la storia della sua vita partendo dalle vicende dei suoi avi, segnate da orribili massacri e dal genocidio armeno perpetrato dai Giovani Turchi, nel 1915. La narrazione, sotto forma di confessione, riprende episodi di un'infanzia alquanto scapestrata, i racconti del nonno materno, le turbolenze adolescenziali nel periodo trascorso al collegio armeno Moorat Raphael di Venezia. La parabola della sua vita prosegue con i primi passi nel mondo del lavoro, culminando con gli 8 terribili mesi di prigionia nelle carceri turche per sospetta attività sovversiva, raccontati in pagine colme di orrori e crudeltà. La scarcerazione coinciderà con un nuovo inizio. Una vicenda biografica dai contrasti estremi.