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Giuliano Bandini, critico musicale bolognese, a 44 anni decide di partire per New York alla ricerca di Billy Goldman, una leggenda della musica di cui quasi nessuno sa niente e che vale la pena rintracciare per scriverne la biografia. Colui che conosce Goldman è Elvis Baltazar, noto accompagnatore delle migliori Jazz Band del mondo, che Bandini incontrerà in una clinica di Rockaway Beach, nel profondo Queens. Baltazar è amico e collega di Goldman e con lui, a cavallo di due secoli, ha allietato molte serate a newyorchesi e non solo. La metropoli che trova Bandini, sedici anni dopo l'attentato alle torri gemelle, è tornata a fare splendere le sue luci ammalianti e, alla ricerca della possibilità di scrivere il suo primo vero e proprio romanzo, l'uomo ne approfitta per ripercorrere decenni di musica senza troppo badare ai generi e lasciandosi guidare dall'istinto che dalla Grande Mela è sempre esortato. Oltre a reperire materiale per l'opera, cerca di raccogliere cocci e stelle di cemento per provare a ricostruire anche la propria, di vita, a tre anni dalla dipartita della sua storica compagna Sara Granati. Una di quelle fasi esistenziali e di esperienze, per lui, da cui può nascere davvero qualcosa di buono. Le ceneri mai spente che riprendono vita. Giuliano Bandini è figlio degli anni ottanta e novanta, anche se nato nei settanta, e, come molti suoi coetanei, vive sdoppiato tra il suo essere acuto sognatore e, al contempo, un disilluso cronico. Billy Goldman, invece, è l'uomo che ha preferito il tempo alla fama, la vita al denaro, l'amore alla passione. È un romanzo, questo, che narra una storia cresciuta dall'altra parte della strada: quella selvaggia, quella cantata da Lou Reed, immaginata e disegnata da Warhol e Basquiat, suonata da Chet Baker e Thelonious Monk, urlata da Kurt Cobain e raccontata da Jim Morrison, ma pure quella descritta da Henry Miller e Philip Roth.