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L'uomo è l'unico animale che effettua una lavorazione del cibo prima di mangiarlo. Chi non sa cucinare è un animale. Apprezza colui che ama la cucina, poiché è un uomo saggio, ma diffida dell'uomo che peta in ascensore e poi scende al primo piano, anche se è un cuoco. Sono solo queste alcune delle profonde riflessioni di cui quest'opera è salvifica fonte. Attraverso la cucina l'autore dà sfogo alla propria esigenza interiore di esprimere qualcosa attraverso la cucina, e lo fa navigando un universo allegorico che eleva l'arte culinaria a metafora dell'esistenza umana. Un pretesto con cui ci conduce dentro noi stessi, nelle nostre paure, nelle nostre gioie, portandoci là dove siamo sempre stati. Ripercorrendo i momenti più significativi della propria vita il Dian realizza un compendio delle inquietudini gastronomiche tipiche dell'era moderna e ci disvela la risposta ai numerosi quesiti che affliggono il nuovo millennio. Pur nella complessità dei temi trattati l'opera è volutamente accessibile anche alle menti meno preparate affinché tutti possano coglierne i consigli.