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Nella poesia di Antonio Laneve, estremamente raffinata e ombrosa, il suo ex luogo di lavoro, un ipermercato, non appare se non, talvolta e ben mimetizzato, come metafora di fondo. Non appare nemmeno la condizione operaia, se non in ciò che ha di comune a tutte le situazioni esistenziali della vita odierna. Il tema di fondo del suo itinerario letterario è la ricerca di se stesso, dell'autenticità del vivere, che sfugge sempre ed è comunque sottoposta a mille condizionamenti che ne rendono difficile la realizzazione. Le ottanta poesie di questa raccolta sono piene di ironia, ma spesso si tratta di ironia amara e tragica che riflette sulla condizione di fragilità della vita. L'autore parla per sé e per gli altri e le espressioni connotate negativamente sono parecchie [...] Non sono però espressione di un chiuso pessimismo, ma di una lucida considerazione che si rovescia nello scatto dell'ironia e si fa critica sarcastica. Non mancano alcuni brevi componimenti che si possono definire epigrammi in senso classico, sebbene il registro più e meglio adottato sia quello dell'ironia che ribalta ciò che a molti appare scontato e ovvio. [...] se è vero che nessuno è innocente perché il mondo è come un Ipermercato nel quale dobbiamo per forza andare a rifornirci, e nessuno riesce a sottrarsi del tutto alla sua logica, è però vero che lo si può percorrere con stupore e ironia e senza piangere più del necessario sulle illusioni cadute e continuamente cadenti. Antonio Laneve ci aiuta a farlo." (dalla prefazione di Luciano Aguzzi)