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"[...] le ragioni di questa postfazione [...] nascono nella necessità di confermare il valore di un lavoro poetico intenso, disvelante, drammaticamente capace di cogliere il senso del nostro tempo. Dove l'avverbio drammaticamente condensa i due avverbi che, non a caso, Salvatore utilizza nel componimento finale (È un vaccino): felicemente e dolorosamente. Due modificatori semantici che alludono a due stati dell'essere così radicati nella sua poetica da essere pervasivi. Il dolore, innanzitutto. L'angoscia del mondo che contagia la persona nella sua dimensione relazionale, sociale e affettiva. Che rompe l'ordine e le certezze, fossero anche ingannevoli (Lettera agli amici) o ignote (Tu e io). La paura incomprimibile che cancella l'incontro, la possibilità del dialogo che distrugge la stessa pensabilità delle antiche liturgie che accompagnano la morte: la malattia, il capezzale, la cura dei cari, il distacco maturato, da metabolizzare, affrontato con il sostegno di un tempo da vivere e condividere insieme, il funerale, le preghiere dell'addio." (Dalla postfazione di Simone Oggionni). Prefazione di Daniela Turi.