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«La poetica di Bianca Varela supera il luogo comune, optando per la "parola elusa", quel silenzio scoperto sulla sua strada per Babele. L'enigma frena una falsa scoperta: non è il canto delle sirene a offuscarla, ma il suo ostinato silenzio, quel necessario "sgozzato splendore". Varela taglia il collo all'apparente prima luce della poesia superficiale, senza essere esageratamente oscura non crede più nella pienezza dell'occhio. Ecco i suoi fari: Paul Celan e César Vallejo. Da entrambi assimila il silenzio e la precisione, l'esigenza fondamentale di non dire tutto nella poesia, nonostante il dolore e la farsa di vincere il divenire incerto...» (Dall'Introduzione di Miguel Angel Zapata)