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«Da anni Lorenzo Poggi fugge dal fastidio e dal traffico sempre più incombente e rumoroso della metropoli, che intossica il consorzio umano; viceversa passeggia nella Natura, degusta sapori, coglie fiori e profumi, intona colori; spazientito, a volte addentra e ossigena il suo travaglio nel bosco; poi guida la sua nave per questi mari e questi porti, e di notte guarda le stelle e corteggia, si propizia la luna [...]. La sua poesia sa di terra - e lo ammette fiero - devoto parimenti al pianeta e allo scibile, a tutte le dolcezze che ci appartengono, come ci abbisognano i sogni, e come in ogni caso ci riguardano, ci convocano e ci reclamano tutte le storture del pianeta da denunciare, e ancor più la stoltezza, l'implacabilità della Storia...». (dalla prefazione di Plinio Perilli)