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Quasi un autoritratto dell'artista da giovane. L'artista è Antonia Pozzi e questo è il racconto della sua vasta e varia formazione intellettuale nei difficili anni '30 attraverso alcune rare pubblicazioni qui raccolte da Alessandra Cenni, "storica" curatrice delle opere della poetessa. Così, attraverso la raffinata tesi di laurea in Estetica dedicata a Flaubert, relatore il grande filosofo Antonio Banfi, o l'intensa lettura di Rilke, Huxley, Dostoevskij, i suoi autori prediletti, o autoanalizzando-si spietatamente nelle pagine del Diario e nelle lettere a Vittorio Sereni, l'amico fraterno, Antonia Pozzi delinea un percorso di pensiero e di vita, troncata di sua propria mano, in accordo col destino tragico della sua generazione. Molti giovani intellettuali, infatti, cercavano nuove vie alla conoscenza, affrontando la crisi attraverso la cultura attiva, cercando di resistere con la parola per proteggerla o farla divenire, se pur fragile, l'invincibile antidoto alle pressioni autoritarie del regime e alle minacce di una incombente guerra mondiale. Rifugiandosi in una cultura che non tarda a diventare militante ed esistenziale, la ricerca di Antonia si identifica con la storia di questa generazione sacrificata e delusa, ma anche coi dubbi e il coraggio necessario a ogni giovane talento che cerca ostinatamente, e malgre' tout, di trovare la propria voce libera in un mondo impostore, che vorrebbe farle indossare un "volto nuovo", che non corrisponde alla sua più autentica natura.