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"È un diario di esistenzialità, che ha la prima pagina a qualunque numero di esse, perché a variazione di sequenza, univoco è il senso e l'emozione che se ne raccolgono. Ci sarà un metronomo da qualche parte, perché qui il tempo lo si percepisce eccome: decora e sfregia queste parole incanalate l'una presso l'altra, in una unica navigazione di un particolare canale poetico. A volte, il campo ottico viene ristretto, con dolcezza ma anche, se capita, con crudeltà. Allora, la profondità è temporale e il tempo può andare fino a lontanissimo o restare qui, negli occhi e nelle mani di chi vede e vive. Altre volte, a essere fissato è proprio quel tempo e quella narrazione, per immagine e filo labirintico, che si sfrangia fino a coprire l'orizzonte. [...] La giovane Nefeli Misuraca sa orientarsi perfettamente fra i semafori stellari notturni e fra i muri precisi diurni. E in questa fisarmonica, stretta nel quotidiano o spalancata verso il futuro, che il gomitolo di questa narrazione si srotola per intero fino a dare lucido ed emozionato compimento di sé. Allora le tracce del sangue e della pace, si lasciano leggere nelle rughe della stessa pietra e noi atei, che viviamo per sempre, facciamo sbocciare l'infinito." (dalla Prefazione di Guido Oldani). Introduzione di Rita Pacilio.