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"Non sempre mi capita, nello scrivere la prefazione di un libro, di aderire così intimamente, di entrare, direi quasi, nel mondo poetico e nel vissuto di un autore, come nel caso di Alessandra Distefano. (...) i "protagonisti" della raccolta poetica sono: la Parola e l'Io. Al centro di tutto c'è lo sguardo del Poeta che parte dal proprio intimo e là fa ritorno, dopo un viaggio all'esterno che altro non è se non ricerca di senso e raccolta di tessere sparse (momenti di sé, episodi, istanti perduti, dimenticati o sepolti dalla polvere del tempo) utili a comporre un mosaico che solo alla fine si svelerà come un'opera dall'aspetto lucido e luminoso. Le parole hanno qui una forza superiore a quella delle stesse immagini: (...) ricorrono coppie antinomiche che strutturano e sembrano dare forma al pensiero che si costruisce sulla base dell'analogia e della sinestesia, definiscono una sorta di architettura del pensiero polarizzato in dimensioni opposte: assenza e presenza, parola e silenzio, tempo e infinito, attimo ed eternità, dubbio e certezza, speranza e delusione, lentezza e velocità. Questo io che si muove incessantemente (...) è una specie di personaggio, di maschera teatrale che sul palco mette in scena non tanto momenti di vita quanto brandelli di pensiero: la ragione e la coscienza producono riflessioni che vengono trasformate in rappresentazioni sceniche, in drammi della Verità. La Poesia è un'arte che ricrea il mondo". (dalla prefazione di Alessandro Quasimodo)