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Salvatore Malizia ha scelto da tempo come campo del suo lavoro di psichiatra e psicoanalista la poesia, a cui restituisce l'apprezzamento per quei coaguli di parole tipici della libera associazione. Questi haiku, per i quali l'autore scrive un'intensa prefazione, si presentano come traslitterazione di sintomi, di cui Malizia non conosce la lingua, ma che decontestualizza nella loro dimensione significante, come suoni di potente colore suggestivo. Non importa il reale avvicinamento alla vita, da cui essi scaturiscono, ma che la loro catena fonica non si colleghi a un significato corrispondente, perché permanga precario. Si tratta di raggiungere una minima limpidezza di coscienza riguardo ai limiti del vivere. In questo senso ogni combinazione numerica di versi è per Malizia destinata a far emergere il complesso accordo di letteratura e vita. Chi non offre illusioni a buon mercato rende un po'meno consolatoria l'interpretazione di un mondo complesso. (Dalla postfazione di Carlo Albarello).