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"'Quello che rimane' è un titolo ardito e semplice, indica lo scopo stesso originario della poesia, ove la memoria, inscindibile dall'immaginazione che la fa viva, e non sepolcrale, salva il passato, e, nell' opera in corso del poeta, sta già cercando di salvare il presente. Altrettanto ambizioso, e speculare, il sottotitolo: l'aggettivo "metafisico", etimologicamente, non dovrebbe riferirsi a qualcosa che rimane, che resta, sopravvivendo alle rovine del tempo, ma a qualcosa di pre-esistente, platonicamente atemporale e, per quintessenza, permanente. Se 'metafisica' è quella poesia che tratta realtà astratte, immateriali, incorporee, attraverso immagini concrete, portando il cosmo atemporale nell'esperienza quotidiana, meglio ancora, scoprendo nel quotidiano sospiri e bagliori d'immortalità (Eliot), la concezione della metafisica nella poesia di Toni non mi pare muoversi precisamente, nettamente in questa direzione, certo conosciuta e considerata dall'autore, ma semmai è ascrivibile a una concezione più antica, in senso nobile "tradizionale" del termine 'metafisica'..." (dalla prefazione di Roberto Mussapi)