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«I "Racconti" di Scandurra hanno dietro di essi la vocazione surreale delle "Cosmicomiche" di Italo Calvino e lo slancio visionario del "Deserto dei tartari" di Dino Buzzati. Uniti dalla fede nel fantastico. Mettono insieme Samuel Beckett e Borges, Lewis Carroll e il cinema di Tim Burton, Stefano Benni e Fantozzi, la pittura di Roberto Matta e le incisioni di Grandville. Borges e Beckett sembrano incarnare la volontà di descrivere la mappa della realtà-labirinto nel modo più particolareggiato possibile e la consapevolezza che l'assenza di vie d'uscita è la vera condizione dell'uomo. La parola è strettamente legata all'immaginazione e diventa metafora di un mondo fantastico. Come Carroll, Scandurra crea neologismi, giochi di parole, paradossi, sillogismi. Svela i meccanismi e le molteplici possibilità del linguaggio, mette a dura prova l'univocità del reale. Di Matta ha dei motivi che si direbbero fantascientifici o cosmici. Come Tim Burton, è un creatore di sogni e di incubi e, come i personaggi dei film del regista di "Alice in Wonderland", i protagonisti di questi racconti sono emblematici della fatica di integrarsi.» (dalla Prefazione di Giuseppe Attardi)