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"Storie che curano, parole che tornano, interviste e fotografie che raccontano, percorsi di cura, pratiche di close reading e di reflective writing, dimostrano l'esistenza di tanti punti di convergenza tra le scienze umanistiche e le medical humanities. Queste ultime, infatti, rappresentano il punto di incontro tra la medicina e le discipline umanistiche, quali la storia e la filosofia, l'etica e la letteratura che pongono al centro della loro riflessione l'uomo, con la sua storia, con le sue esigenze, con la sua ricerca della felicità e della soddisfazione dei suoi bisogni. Da qui la consapevolezza che le parole possono essere creature viventi. Le parole vivono, insieme a quei silenzi aperti, sovente si accompagnano a uno sguardo attento, sorridente e curioso. Sono le parole e i silenzi di chi cura che lasciano all'interlocutore lo spazio per respirare e il tempo per raccontarsi e possono creare ponti di comunicazione tra chi parla e chi ascolta, tra chi cura e la persona che è curata e tra quest'ultima e le persone che gli stanno accanto." (Pina Travagliante)