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I cortili erano luoghi di aggregazione sociale dove, d'estate, una volta ci si riuniva per parlare di tutto e sparlare di tutti. Il cortile diventava, così, il centro dell'universo, il palcoscenico ideale dove ogni sera andava in scena, seguendo lo stesso canovaccio, tutto un crepitare di aneddoti, racconti, battute, pettegolezzi, polemiche e proponimenti, in un copione però sempre diverso, mai scontato, secondo il quale i personaggi interpretavano se stessi, improvvisando una recita a soggetto alla ricerca di un loro ruolo ben definito. Un variegato ventaglio d'individui, ognuno con la propria storia ben impressa sul volto, a qualsiasi titolo lì convenuto, esprimeva un modo diverso di concepire la vita e, così, ogni rappresentazione s'intersecava con le altre. Tutte rispecchiavano le pulsioni del paese il cui immaginario collettivo era popolato da uomini e donne alla ricerca della propria realizzazione. Questo racconto si propone di descrivere la realtà di quella dimensione smarrita e, tra l'ironico e il sentimentale, cerca di sorvolare i fatti per planare, con le dolci ali della giovinezza, sul significato del ricordo.