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Un non luogo, non necessariamente Utopia, ambienta la quarantena dell'inconscio di Alessandra Vinotto. Un bosco, la natura, la scelta di reclusione (la negazione della libertà costretta) e clausura (la negazione della libertà liberamente scelta) in una cella tanto angusta prigionia quanto religioso raccoglimento entro uno spazio visivamente ma anche mentalmente sconfinato. Un tempio umano della solitudine con la quale dialogare, intanto tra sé e sé, quindi con l'universo circostante popolato di animali e vegetali, né gli uni né gli altri estranei, anche quando - naturalmente, appunto - la convivenza comporta anche dolorose parentesi. (Presentazione di Stefano Bigazzi)