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È un tardo pomeriggio di fine marzo quando, al terzo miglio della via Appia, tra i ruderi del Circo di Massenzio, viene trovato il cadavere di un cameriere, Emanuele Damiani. Sembrerebbe una morte naturale, ma nella dinamica dell'accaduto c'è qualcosa che non torna. Il caso, allora, viene affidato a Stefano Pacini, ispettore stropicciato, mediocre, umano. Guidate dal fiuto del vice Montali e dalla prepotente direzione del nuovo commissario Quattrucci, le indagini portano alla luce un torbido intreccio di passione, potere, politica e soldi, un gioco sottile in cui personaggi ambigui si sposano a società occulte, flussi di denaro e relazioni poco chiare. Un fatto romano che, come tutti i fatti romani, potrebbe essere spiegato nei modi più disparati. Per esempio come una storia d'amore mai nata, come un'assenza, o come l'errore comune di considerare il vuoto uno spettatore silenzioso.