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"Il titolo generale connota due atteggiamenti di fondo il"savalon" e l'"amâr" che lo accompagna. Non è mancanza di speranza, ma constatazione di una sua friabilità del reale che si oggettiva in esperienza, in vissuti, in aspirazioni, in progettazioni, in sogni, in smentite, in sofferti abbandoni, in suggerite contemplazioni e molto altro. A Giovanni Codutti non sfugge la varietà complessa delle situazioni di vita, ma la riscatta affidandola al rischio della poesia. Questo affido frontale della sua esistenza e del suo futuro approda nella preghiera. In essa si afferma un istinto atavico fra navate di secoli: è un'istanza di assoluto, "sotto un Cristo in attesa". Un "segno di Croce" riattualizza e rinnova una preghiera oggi arrugginita." (Nicola Borgo)