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Ad oggi, l'insegnamento di Lacan è stato largamente assorbito da quello che lui stesso definiva sprezzantemente «il discorso dell'Università»: ogni anno il nome di Lacan appare in decine o persino centinaia di pubblicazioni, che spaziano dalla psicoanalisi alla filosofia, diramandosi sino alla letteratura, le scienze sociali e persino l'architettura. Tuttavia la sua attuale ricezione rimane ancora drasticamente oscurata da tre importanti punti ciechi, che questo libro definisce "oscurantismi". Questo libro mira a scardinare il terzo oscurantismo lacaniano, e cioè la sequenza finale dei Seminari dello psicoanalista francese (XXI, XXII, XXIV, XXV, XXVI, XXVII), fornendo un'introduzione critica al pensiero del tardo e dell'ultimo Lacan. Analizzando i concetti chiave di questo periodo (la costitutiva "stupidità" del sapere, il nodo borromeo, la spazialità, la metalingua, l'ipotesi del terzo sesso, la temporalità e l'inconscio une-bévue), il libro intende mostrare come la conclusione logica dell'insegnamento di Lacan corrisponda necessariamente alla sua conclusione cronologica, e cioè ad un Seminario Perpetuo.