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È anzitutto con la voce dei suoi miti - miti di dèi ed eroi - che la civiltà greca antica parla a Friedrich Nietzsche e a Walter F. Otto; ed è per mezzo dell'ampiezza del domandare filosofico che entrambi i filologi intendono guadagnare una consona via d'accesso all'esperienza ellenica, cogliendola al di fuori di strutture teorico-concettuali che non le appartengono. Lungi dall'essere confinato nell'ambito letterario e retorico, il mito viene incontrato - insieme al culto - in tutta la sua forza creativa, secondo un'indagine ove, in vari modi e momenti, filosofia, filologia, scienza della religione, antropologia culturale ed etnologia si intrecciano in un complesso ordito. Un retaggio romantico persiste nel discorso di ambedue gli autori: se da una parte Nietzsche lo porta al collasso facendo emergere il fondamento dionisiaco dell'esistere nei termini di un'affermazione incondizionata del divenire e della volontà, dall'altra Otto ne riabilita la centralità assegnata alla religione quale momento chiave dell'esistenza e della storia, ma marginalizzando la dimensione «mistico-misterica».