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I dieci anni che sconvolsero il mondo sono gli anni della prima crisi effettivamente globale che continua a investire gli assetti usciti vincenti, e apparentemente privi di alternative, emersi dalla rivoluzione neoliberista dell'ultimo trentennio. La crisi si caratterizza per aver investito in profondità e successione strettissima i meccanismi della globalizzazione finanziaria, lo scontro geopolitico che ne è seguito a scala mondiale, in particolare tra Stati Uniti e Cina, e le dinamiche della strutturazione e della soggettività delle classi sociali. È solo in questo quadro complessivo che può essere affrontato il fenomeno emergente in Occidente dei neo-populismi, ben oltre la riduttiva contrapposizione fra denigrazione politico-mediatica e facili attese, fra preoccupati e apologeti. Quali gli elementi di rottura, e in quale direzione vanno? Il libro interroga i neo-populismi collocandoli sul filo del tempo, attraverso l'intreccio dialettico tra il Sessantotto e gli assemblaggi della globalizzazione. È in gioco la trasformazione non contingente della lotta di classe dalle forme novecentesche del movimento operaio classico a quelle attuali degli iper-proletari senza riserve.