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I percorsi affrontati all'interno dei capitoli di questa "lezione italiana" legata al campo dell'allestimento e della museografia, ci conducono alla riscoperta di una serie di architetture realizzate e progettate nei decenni del secondo dopoguerra. Pur con le loro evidenti diversità di approcci e di linguaggi, ognuna di loro dovrebbe essere intesa non soltanto nel proprio valore documentario a testimonianza di una stagione progettuale all'apparenza irripetibile, ma come una vera e propria base dalla quale ripartire. Rileggere oggi questa serie di esempi, ci insegna non solo a riscoprire una generalizzata cura e raffinatezza progettuale, espressa con la stessa intensità sia nel dettaglio che nella strutturazione generale, ma anche a porre nuovamente l'attenzione sul delicato rapporto tra l'architettura e l'opera da esporre. Ma soprattutto, ci invita a recuperare la dimensione generativa di ogni dinamica progettuale, mostrandoci architetture la cui forza è interamente affidata a quel valore ineffabile e indicibile - e per questo universale - che risiede interamente nella composizione dello spazio.