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"Racconti disprassici" vuole far conoscere la disprassia dal punto di vista della persona affetta da questo disturbo totalizzante dello sviluppo che tocca, in sintesi, la coordinazione del corpo, ma si estende anche a tutti i campi della vita. In Italia è poco studiata e conosciuta, spesso chi ne soffre viene considerato goffo o pigro, e vive spesso senza curarsi. In tal modo aumentano la bassa autostima, l'isolamento, e le difficoltà relazionali. In una serie di racconti seri e ironici allo stesso tempo, il protagonista descrive il suo modo di affrontare il problema, dall'infanzia all'età adulta, i suoi rapporti con gli altri, gli obiettivi da raggiungere, anche attraverso la lentezza, un valore da riscoprire in un mondo in cui l'efficienza e la velocità hanno preso il sopravvento sulla condizione umana.