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Le lamentazioni sono soliloqui partoriti dalla rabbia, sfiancano, irrisolti, senza mai una fine, la mente dell'uomo. Sono la conseguenza di una lenta violenza filosofica e mentale, sono la sintesi dell'eterna condanna dell'uomo, a opera di Dio e degli uomini stessi. L'uomo, in una visione cruda della vita, è vittima, dei suoi stessi ordini, dei suoi stessi bisogni, ma poi si capovolge e si sorprende carnefice spietato fino a ritrovarsi di nuovo lamentevole vittima. Ma c'è, come in tutte le opere introspettive di Michele Caccamo, quel pensiero costruttivo che spiazza ogni forma precostituita. In opposizione a ogni lamentazione rinascono pensieri amorosi e nuove considerazioni sul senso della vita.