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Come nel precedente "Pallido splendore", restare in contemplazione della luna è ciò che riesce a restituire serenità ad Evelin Moon nei momenti di maggiore sconforto. Ancora una volta l'autrice affronta il dolore della perdita, in questo caso della fine di un amore. Nei suoi aforismi, nelle riflessioni ermetiche e disordinate che chi ha avuto già modo di leggere ha imparato a conoscere, sembra di scorgere, per rubare il titolo a un celebre film, le conseguenze dell'amore. Un sentimento in grado di sconvolgere la vita, di infiammarla e renderla piena ma anche - quando giunge alla fine o si rivela effimero e mendace - di svuotarla, privandoci di ogni energia e portandoci a vedere tutto nero. Al chiaro di luna, dunque, l'autrice medita sulla complessità della vita e dei sentimenti, sui ricordi di amori vissuti e amori perduti, sulle promesse non mantenute, su sentimenti che sembravano incisi nella pietra ma erano invece scritti sull'assai più labile sabbia, esposta priva di difese ai capricci del vento e dell'acqua del bagnasciuga. Più in generale, il suo flusso di coscienza la mette di fronte ai pregi e ai difetti dell'animo umano, che sono inevitabilmente le diverse facce di una stessa medaglia.