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L'arte dell'esistenza è frutto di una nuova teoria filosofica definita come il nulla-pieno, principio filosofico dinamico, che abbandona la concezione dell'essere per approdare - partendo da un presupposto inorganico e non da uno organico - nel vero senso dell'esistenza. L'autore mette a bando l'esistenzialismo negativo di Sartre, ma approva quello positivo di Abbagnano. Il confronto con gli antichi (Plotino), la mistica (Eckart) e il pragmatismo nelle sue rispettive voci dell'empirismo metodologico e metafisico (Dewey e James) sono dialoghi per affermare e affiancare la sua tesi filosofica del nulla-pieno.