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In questo lavoro si analizzano gli ostacoli linguistici, economici, sociali e religiosi che si frappongono all'inclusione finanziaria degli immigrati e si tenta, alla luce del diritto vigente e facendo riferimento ad esperienze comparatistiche, di individuare rimedi privatistici per tutelare tali consumatori. La tesi affronta il problema della gestione del rischio linguistico del consumatore immigrato con spunti di behavioural law and economics ed un'analisi comparatistica, per dedicarsi poi al problema dell'accesso al credito ed al conto corrente; da ultimo si sostiene l'ammissibilità dei contratti Shari'a compliant. Attraverso un'analisi sistematica il presente lavoro conclude per l'avvenuta codificazione nella legislazione settoriale della figura del consumatore vulnerabile: valorizzando tali indici normativi, nonché le clausole generali della buona fede e dell'obbligo di servire al meglio l'interesse del cliente anche in relazione ai sui suoi bisogni "particolari" (art. 120 septies t.u.b.), è possibile imporre agli intermediari obblighi di comportamento più rigorosi nei confronti di consumatori portatori di vulnerabilità specifiche, non riducibili alle note asimmetrie informative.